Mostra

Manifesto mostra

Bozzetto per il manifesto della mostra

Nel 1953 si tenne a palazzo Braschi la Mostra della fotografia a Roma dal 1840 al 1915: fu la prima grande mostra dopo il trasferimento del Museo di Roma dal palazzo dei Musei in via dei Cerchi all’attuale sede, avvenuto l’anno prima.
Nata da un’idea di Silvio Negro, giornalista, scrittore e collezionista di antiche fotografie, e di Carlo Pietrangeli, allora direttore del Museo di Roma, la mostra venne organizzata dall’Associazione degli Amici dei Musei di Roma e dal presidente Urbano Barberini, con un comitato costituito da Giovanni Incisa della Rocchetta, Valerio Cianfarani, Antonio Maria Colini, Assia Busiri Vici, Alberto de Angelis, Leone Massimo e Giuseppe Ceccarelli, noto come Ceccarius. Fu una delle prime grandi mostre in Italia dedicata esclusivamente alla nascita e allo sviluppo della fotografia. Quattro anni dopo, nel 1957, nell’ambito della XI Triennale di Milano, si tenne la mostra “Un secolo di fotografia dalla collezione Gernsheim. Antica fotografia italiana”, curata dallo stesso Helmut Gernsheim e da Lamberto Vitali. I legami fra le due esposizioni consistono nell’aver delineato entrambe le linee interpretative della storia della fotografia italiana, punto di partenza fondamentale e imprescindibile per gli studi successivi sull’argomento.
L’idea della mostra romana nacque dall’intento di testimoniare le trasformazioni subite dalla città e la conseguente scomparsa di ambienti, usi e costumi nell’arco di tempo dagli ultimi trent’anni del potere papale all’unità d’Italia e fino allo scoppio della Prima guerra mondiale. Tali cambiamenti procedettero di pari passo con la nascita e il diffondersi della tecnica fotografica.

Copertina 1

Copertina della brochure della mostra

L’esposizione si svolgeva nelle sale del primo piano del Museo di Roma, fino al grande salone d’onore, e nel primo piano ammezzato con uno sviluppo tematico che prevedeva i seguenti argomenti: Storia, Arti, Lettere e Scienze, Amministrazione Civile, Storia della fotografia a Roma, Topografia, Usi e Costumi, Corte e Società, Moda, Vaticano.
Accanto alla selezione di opere legate agli eventi risorgimentali, come la battaglia di Mentana o la presa di porta Pia – esempi ante litteram di reportage di guerra – si esponevano vedute di Roma per noi oggi cariche di fascino, dove gli antichi edifici convivevano con le attività della vita quotidiana. Il nutrito gruppo di ritratti, ispirati alla coeva pittura, parlava di una società e dei suoi stili di vita legata ai riti del tempo, ma pur in rapida evoluzione: Pio IX, Garibaldi e i reali Savoia si affiancavano a musicisti, letterati e artisti; a mano a mano che aumentava la diffusione della fotografia, a questi si aggiunsero i rappresentanti della classe borghese.

Se fu intenzione dei curatori della mostra ricordare attraverso la fotografia il passato prossimo (e cento anni tali sono nella storia di una città millenaria come Roma), a nostra volta noi ci avviciniamo a questa esposizione che rappresenta il passato prossimo della vita di un moderno museo. Per celebrare l’importante anniversario abbiamo quindi allestito questo percorso virtuale che riconduca il visitatore nell’atmosfera della mostra del 1953. Sono state selezionate cento opere fra le più significative e, per brevità, i temi sono stati raggruppati in cinque filoni: Storia, Topografia, Usi e costumi, Corte eSocietà, Vaticano.
Durante la preparazione dell’esposizione furono raccolte più di tremila antiche fotografie in gran parte appartenenti a privati prestatori o istituzioni pubbliche che aprirono per l’occasione i loro archivi e le loro biblioteche. Data la possibilità di confrontare fra loro un gran numero di immagini dei maggiori fotografi del periodo, la mostra fornì allora un eccezionale incremento

Pubblico all'inaugurazione

Pubblico che assiste alla conferenza per l’inaugurazione della mostra nella sala del Museo di Roma che prendeva nome dal ciclo di affreschi con Apollo e le Muse provenienti dalla villa papale alla Magliana

alla ricerca e anzi costituì l’inizio degli studi sistematici sulla fotografia romana dell’Ottocento ed ebbe il pregio di porre l’attenzione sulla fotografia anche dal punto di vista museografico ed espositivo.

L’allestimento della mostra, definito nel catalogo come “arredamento”, fu curato dall’architetto Andrea Busiri Vici e dalla moglie Assia: di arredamento infatti si trattava, testimone del gusto del tempo sia nella scelta delle attrezzature che nelle decorazioni.

Il catalogo della mostra, edito dall’Ente Provinciale per il Turismo, comprende un saggio di Silvio Negro dal titolo “I primi fotografi romani” che, seppur lieve come un racconto, rappresenta ancora oggi uno degli approcci più approfonditi all’argomento, pietra miliare per lo studio della storia della fotografia a Roma.
Al termine dell’esposizione (inaugurata nel giugno del 1953 e chiusa a ottobre) molte delle immagini prestate entrarono a far parte stabilmente delle collezioni fotografiche del Museo di Roma per volontà dei prestatori, che in gran numero donarono o vendettero negli anni successivi le opere in loro possesso.

Biglietto invito

Biglietto di invito all’inaugurazione della mostra

Questo notevole accrescimento stimolò la creazione di un Istituto separato dal Museo di Roma, che ebbe il nome di Archivio Fotografico Comunale, la cui fondazione si legò indissolubilmente agli esiti di questa grande mostra. Nel 1998 poi l’Istituto si riunì sotto la direzione del Museo di Roma del quale ora costituisce l’Archivio Fotografico. Le opere già da prima in possesso della collezione comunale riguardavano soprattutto la documentazione delle principali opere urbanistiche condotte a Roma dopo l’Unità: fra queste vi erano le fotografie delle zone del centro storico interessate ai lavori del Piano Regolatore del 1883, quelle eseguite durante la costruzione degli argini del Tevere (1887 – 1890 circa) e la straordinaria serie di immagini sulle demolizioni e gli sventramenti decisi nel Piano Regolatore del 1931.

Catalogo

Copertina del catalogo della “Mostra della fotografia a Roma dal 1840 al 1915”, Roma, Ente provinciale per il turismo, 1953

Appartenevano inoltre già al museo i fondi fotografici dell’archeologo Giuseppe Gatteschi e dello scultore Pietro Tenerani. Diedero un’impronta di unicità e preziosità all’Archivio Fotografico Comunale proprio le antiche immagini ottocentesche e inuclei fotografici entrati nelle collezioni grazie allo stimolo fornito dalla Mostra della fotografia. Nelle didascalie che si aprono cliccando sulle immagini di questo sito, è stata inserita la voce della provenienza per indicare il flusso di queste acquisizioni.

Fra i fondi fotografici ricordiamo quello di Gustavo Eugenio Chauffourier costituito da 300 negativi su lastra in vetro degli anni 1870 – 1890 circa, che il figlio Pietro vendette nel 1954, dopo aver collaborato alla mostra, mentre nel 1958 il fotografo Riccardo Bettini, anch’egli presente con delle sue opere, vendette tutto il suo cospicuo archivio. Dal Centro Studi di Storia dell’Architettura dell’architetto Gustavo Giovannoni giunsero alcune fra le più rare e antiche immagini,
soprattutto quelle degli anni 1853-‘56 vergate dalla licenza di pubblicazione del Governo Pontificio. L’archeologo Giulio Quirino Giglioli, l’ingegner Guido Fiorini e il collezionista Eugenio di Castro donarono fra il 1953 e il 1965 fotografie con vedute di Roma, ritratti di personaggi e avvenimenti.
L’acquisizione delle collezioni appartenute a Silvio Negro e all’archeologo Valerio Cianfarani, avvenuto nel 2003 e nel 2005, ha infine concluso idealmente un percorso di accrescimento dell’Archivio Fotografico del Museo di Roma iniziato nel 1953 con la Mostra della fotografia, alla quale i due studiosi e collezionisti parteciparono come curatori e prestatori.

 

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Studio Vasari, Prospettiva di alcune sale della mostra al primo piano ammezzato del Museo di Roma dove era esposta la sezione di topografia . Da notare i drappi raccolti che sottolineano il susseguirsi delle sale.


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Studio Vasari, Prospettiva di alcune sale della mostra al primo piano ammezzato del Museo di Roma dove era esposta la sezione di topografia . Alcune delle numerose fotografie esposte erano collocate su pannelli snodabili in legno con la parte inferiore reticolata come questo in primo piano.


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Studio Vasari, Una sala della mostra al primo piano ammezzato del Museo di Roma dove era esposta la sezione di topografia  . L’allestimento rispecchia il gusto dei primi anni ’50 con vetrine di legno abbellite da mantovane in raso e tenda operata alla finestra.

 

BIBLIOGRAFIA

Mostra della fotografia a Roma dal 1840 al 1915, catalogo della mostra, Roma 1953
Silvio Negro, Nuovo Album Romano, Arzignano, Vicenza, 1965
Piero Becchetti, La fotografia a Roma dalle origini al 1915, Roma 1983
La fotografia a Roma nel XIX secolo. La veduta, il ritratto, l’archeologia, atti del convegno, Roma 12 e 13 dicembre 1989, Roma 1991 (in particolare gli interventi di Carlo Pietrangeli e Diego Mormorio)
Maria Elisa Tittoni, Anita Margiotta, a cura di, Scenari della memoria, Milano 2002
Marina Miraglia, La fotografia, in “Maestà di Roma. Universale ed Eterna. Capitale delle Arti”, catalogo della mostra, Roma 7 marzo – 29 giugno 2003, Milano 2003, pp. 565 – 581
Anita Margiotta, Dalla Seconda Roma ai tempi moderni: Silvio Negro e la storia della fotografia, in “Bollettino dei Musei Comunali di Roma”, NS XVIII, 2004 pp. 156 -167
Silvia Paoli, a cura di, Lamberto Vitali e la fotografia. Collezionismo, studi e ricerche, Milano 2004