Giacomo Caneva

(Padova 1813 – Roma 1865)

Inizia la propria carriera nella nativa Padova come pittore prospettico. Nel 1838 si trasferisce a Roma al seguito dell’architetto Giuseppe Jappelli per dirigere i lavori di villa Torlonia, progettati dallo stesso Jappelli. Al Museo Civico di Padova si conservano due dipinti del Caneva di soggetto romano: piazza del Pantheon del 1843 e il tempio di Vesta del 1844. Stabilitosi a Roma si interessa molto precocemente alla dagherrotipia e alla calotipia, tanto da essere uno dei primi protofotografi a occuparsene in maniera professionale ed è sua la più antica immagine su carta salata di Roma conosciuta: una veduta di piazza Bocca della Verità firmata e datata al 1847. In quegli anni egli diviene uno dei più validi seguaci della Scuola Romana di Fotografia, circolo fondato da Frédéric Flacheron con lo scopo di riprendere con la nuova tecnica i luoghi più noti della città antica e moderna. Entra in rapporto di collaborazione con Tommaso Cuccioni, venditore di stampe e dagherrotipi e poi fotografo egli stesso ed insieme divengono fra i più valenti interpreti della fotografia romana delle origini. Il Caneva è uomo di particolare ingegno, dagli interessi molto versatili, particolarmente attratto dalle novità moderne: il 14 febbraio 1847 compie un’ ascensione nel cielo di Roma, col pallone volante dell’aeronauta francese François Arban, della quale rimane memoria nelle cronache cittadine: Interessato alla fotografia anche nel suo aspetto più tecnico, nel 1855 pubblica un manuale dal titolo “Della fotografia. Trattato pratico di Giacomo Caneva Pittore prospettico”. Una buona parte della numerosa produzione fotografica dell’artista, oltre ad immagini di Roma e riproduzioni di opere d’arte, riguarda vedute della campagna romana e dei dintorni della città. Giacomo Caneva muore a Roma nel 1865; nuclei rilevanti delle sue opere sono oggi conservati oltre che all’Archivio Fotografico Comunale di Roma, al Museo della Fotografia Fratelli Alinari di Firenze.